L’acido lattico o lattato è un sottoprodotto del metabolismo
anaerobico lattacido. Si tratta di un composto tossico per le cellule, il cui
accumulo nel sangue si correla alla comparsa della cosiddetta fatica muscolare.
Il lattato viene prodotto già a partire da basse intensità
di esercizio; i globuli rossi, per esempio, lo formano continuamente anche in
condizioni di completo riposo. Il corpo umano possiede dei sistemi di difesa
per proteggersi dall’acido lattico e può riconvertirlo in glucosio grazie
all’attività del fegato. Da queste affermazioni si deduce come l’acido lattico,
seppur tossico, non sia un vero e proprio prodotto di rifiuto: grazie a una
serie di processi enzimatici tale sostanza può infatti essere utilizzata per la
risintesi di glucosio intracellulare.
Il ciclo di Cori è il meccanismo responsabile della
conversione dell’acido lattico in glucosio, avviene nel fegato e segue le tappe
riportate in figura.
Nel muscolo sottosforzo la produzione di acido lattico è
massiccia soprattutto nelle fibre veloci o bianche che hanno un potere
glicolitico anaerobico superiore a quelle rosse o resistenti.
Durante il lavoro muscolare strenuo quando il metabolismo
aerobico non è più in grado di soddisfare le aumentare richieste energetiche,
viene attivata una via accessoria per la produzione di ATP chiamata metabolismo
anaerobico lattacido. Tale fenomeno pur sopperendo in parte la carenza di
ossigeno aumenta la quota di acido lattico prodotta che a sua volta eccede le
capacità di neutralizzazione da parte dell’organismo.
Il risultato di questo processo è un brusco incremento della
quota di lattato presente nel sangue che corrisponde grossomodo alla frequenza
di soglia anaerobica del soggetto.
Approssimativamente, tale condizione si innesca quando
durante un esercizio fisico intenso la frequenza cardiaca supera l’80% (per i
non allenati) ed il 90% (per i più allenati) della frequenza cardiaca massima.
Fonte: Stefano Mosca.it
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